Green City Network, la sindaca Bugetti: “Così Prato è cambiata tra nuove idee e ricerca”

Il museo del Tessuto, i tesori di Lippi, Metastasio e Botticelli, ma anche un polo manifatturiero di 30 mila addetti, impianti ottocenteschi da tutelare e perfino un centro di ricerca per studiare e analizzare materiale proveniente da Marte, campioni che arriveranno dall’Agenzia spaziale italiana. Siamo a Prato, punto di riferimento per stilisti di tutta Europa che qui vengono a cercare nuove idee, una città dalle tante anime. “Più o meno conosciute” la descrive la sindaca Ilaria Bugetti, la prima donna a ricoprire questa carica a Prato. “Sono duecento anni che qui ci occupiamo di sostenibilità. Basta pensare alla lana rigenerata che ha fatto la fortuna del territorio riutilizzando scarti e avanzi. Fino ad arrivare alla collaborazione con la Scuola Superiore Sant’Anna, con cui abbiamo creato il marchio Cardato recycled”.
Davvero tante anime racchiuse in una sola città, come si protegge e si valorizza un patrimonio ambientale come questo?
“Lavorando tutti insieme, il ché significa trovare soluzioni che vadano bene sia al distretto economico, che ai cittadini. Qui siamo abituati a pensare ai progetti collaborando tra pubblico e privato. Come è accaduto quando abbiamo costituito una società per azioni tra Comune, Confindustria Toscana Nord e il Gruppo Consiag. Grazie a GIDA, un distretto industriale energivoro come quello tessile riesce a non impattare sulle risorse idriche, perché separa le acque reflue civili da quelle industriali e le ricicla rimettendole in produzione”.
L’impatto delle emissioni di CO2 è notevole a causa del distretto del tessile. Come state gestendo la transizione visto che dovete raggiungere la neutralità climatica entro il 2030?
“Abbattere l’inquinamento in un distretto vivace come il nostro non è semplice. Ci lavoriamo ogni giorno. Continuamente monitoriamo la nostra capacità di stoccaggio e assorbimento di CO2. Tutta la città è coinvolta su questo impegno, non soltanto le aziende, perché se si vogliono raggiungere gli obiettivi bisogna intervenire anche sulla mobilità e edilizia. Ci siamo presi l’impegno e lo rispetteremo. Abbiamo approvato il “Contratto di Città sul Clima” firmato da 51 partner che provengono dai più diversi settori economici, sociali, ambientali e culturali. Dobbiamo ridurre dell’83% le emissioni entro il 2030, ma si potrebbe arrivare anche al 96,4%. Stiamo lavorando per decarbonizzare i consumi termici ed elettrici. Prato entro quest’anno avrà una sua Comunità energetica promossa direttamente dal Comune, ma ce ne saranno altre in zona industriale. Eravamo pronti, ma aspettavamo i decreti attuativi. Siamo anche rimasti delusi per non essere stati inseriti ad aprile scorso nel Decreto bollette”.
Ossia?
“Il distretto pratese aveva chiesto in vista della conversione in legge di poter essere inserito nella misura decisa dal governo per contrastare il caro energia. Ma le nostre imprese industriali, allacciate solitamente alla media tensione (c’era un emendamento che lo prevedeva), sono state ritenute di non avere i requisiti. Peccato, sarebbe stata una boccata d’ossigeno per gli imprenditori di questo settore che sta comunque soffrendo un momento di crisi”.
Parliamo di mobilità: la vicinanza a Firenze con il pendolarismo che ne deriva è sempre stato un problema per Prato. Ci sono progetti per alleggerire il peso del traffico?
“Abbiamo completamente rivisto il Piano urbano della mobilità sostenibile ripensando ad una nuova viabilità tra la stazione ferroviaria e altre zone della città. Non solo. Con i fondi del Pnrr, circa 8 milioni stiamo acquistando autobus urbani elettrici. Piano piano rinnoveremo tutta la flotta del trasporto pubblico locale. Ci sono i progetti delle piste ciclabili che riguardano soprattutto l’area della stazione e la connessione con il polo industriale e con la Ciclovia del Sole. Tutto questo senza toccare la splendida area del Parco agricolo, che ci divide proprio dal centro urbano di Firenze”.
Con Firenze avete in corso una polemica in Regione per l’allungamento della pista dell’aeroporto. Perché siete contrari?
“Perché impatta proprio su questa zona verde che non vogliano sia toccata. Consideriamo sia anche un progetto inutile. Firenze non ha uno scalo di dimensioni come Bologna o Pisa, noi invece perderemo una zona ambientale ricca. La mia è una posizione politica che arriva da lontano, ma anche i cittadini di Prato non vogliono che quel luogo si trasformi in aeroporto”.
Cosa sogna per la sua città?
“Il suo riscatto. Siamo una grande realtà non sono nel tessile, qui si fa ricerca avanzata scopriamo nuovi materiali. Nascono startup. Ora studieremo perfino Marte”.
L’articolo è tratto dal numero di Green&Blue in edicola il 4 giugno, allegato a Repubblica e dedicato al Festival di Green& Blue (Milano, 5-7 giugno)
La Repubblica